“Cristina Nico ha la grinta e la forza, l’energia interiore dei grandi rockers; la sua voce è potente e arriva come uno schiaffo, come le verità che non si possono tacere e nascondere a se stessi; arriva a volte come lamento, altre come voce interna della coscienza, altre ancora come grido nell’antro della caverna. In ogni caso il suo canto e il suo sound vanno ogni momento d’accordo e le due doti interpretative mantengono sempre la sincerità della canzone d’autore” (Elisabetta Malantrucco, Blogfoolk)
“Cristina Nico è una cantautrice solida, che affronta la forma canzone con una urgenza che la porta a mettere nelle canzoni parole scomode, pesanti non nella forma ma nella consistenza.[…]. Disincantica è una delle tracce migliori, incaricata non a caso di aprire le danze, ma anche il brano che regala il titolo al tutto, L’eremita, è decisamente degna di nota, come la conclusiva e irrequieta Caleidoscopica. Tutto il lavoro, compresi gli intermezzi strumentali, viaggia però molto in alto.” (Michele Monina, iltassodelmiele.com)
“L’Eremita” è un mondo, un modo. Una terra incontaminata, una corazza. Un porto sicuro dove salvare “le illusioni” migliori. Qui Cristina Nico ha trovato un equilibro laddove equilibrio non c’è. E ai falsi “idoli”, alle isterie collettive preferisce tracciare un album indelebile….” (Shake)
“Cristina Nico è al secondo album e se il precedente, “Mandibole” del 2014, aveva piacevolmente colpito con un capolavoro come “Le creature degli abissi”, questo aderisce al petto come un’emozione improvvisa, come un sogno in cui spalanchiamo la bocca senza emettere suoni.” (Michele Neri, Vinile)
“Il sound gotico-mediterraneo degli esordi conosce nell’album un’allettante evoluzione: versatilità ritmica ed un’orchestrazione eterogenea- non solo viola ed archi ma anche bouzouki e cümbüş , lap steel guitar e chitarra dodici corde- animano una personalissima recherche musicale che vive, uno tempore, di cupezza e nitore, improvvisazione e rigore formale. (…) Cristina Nico riesce nella complessa impresa di penetrare l’epidermide sclerotica delle cose, accedendo a ciò che non è afferrabile (Vorhanden, per dirla con Heidegger); all’intangibile e all’immateriale. Nella complessa rete delle geografie socio-culturali delle espressioni artistiche la cantautrice genovese rintraccia la scintilla, il brio del linguaggio, la vitalità dell’espressione.”(Claudia Erba, Sound36.com)
“Un disco di cantautorato profondo e a tratti maudit, le cui briglie sono tenute dalle chitarre frementi e da una voce sicura e leggiadra, che già da sole riescono a disegnare i contorni di un mondo contemporaneo complesso, pieno di contraddizioni e ambiguità…”. (Doriana Tozzi, Rock.It)