DISINCANTICA
Non ne posso niente
di questo Nulla,
non mi guardo più dentro
tanto dentro è intorno.
Lo psicologo di Dio ha il suo da fare,
non trova il tempo di bere con me.
Uh…mi tocca aspettare
il prossimo Big Bang.
E intanto spolvero i miei idoli
conficcati fra le costole e il cuore.
E sono la stessa di vent’anni fa,
a parte il disincanto,
la mia nuova verità.
No, non so più niente,
l’Ovest è a Oriente,
la conosci tu
la differenza tra le Indifferenze.
Buddha indisponente
aspettavo un tuo segnale,
Uh…non ti farà male
tutto quel meditare?
E allora brucerò i miei idoli,
delle illusioni salverò soltanto la migliore:
che io sia la stessa di vent’anni fa
a parte il disincanto,
la mia nuova libertà.
E non m’importa più di essere originale.
E non faccio più a pugni con ogni errore:
il bilancio è in attivo se sei ancora vivo,
il bilancio è in attivo se sei ancora vivo,
Il bilancio è in attivo se sei.
CHI C’È?
Chi c’è? Chi c’è? Chi c’è?
C’è chi va dal chirurgo per rifarsi anche l’imene
e chi non ne può più di essere vergine.
C’è chi nel rubare prova quasi una vertigine
e chi per campare si è venduto pure un rene.
C’è chi è un professionista e non ha un poco di talento,
c’è chi è un dopolavorista perché ha perso troppo tempo.
C’è chi ha visto quasi tutto e non ha capito niente,
c’è chi è costretto a letto ma ha universi nella mente.
Chi c’è, chi c’è dentro e fuori di te?
Dentro e fuori di me?
C’è chi porta sulle spalle la Madonna e fa l’inchino a Cosa Nostra,
c’è chi prega Carlo Marx di fare un salto a Porta a Porta.
C’è chi a son di tirar dritto gli è andato tutto storto
e chi spesso si è smarrito ma è arrivato.
C’è chi non è razzista ma ci mette sempre un’ma’ subito dopo.
C’è chi dice di esser rasta, c’è chi è di un’altra pasta:
è un bombarolo.
Chi c’è, chi c’è dentro e fuori di te?
Dentro e fuori di me? Dentro e fuori…
C’è chi è rimasto senza cuore perché ormai l’ha consumato
e chi lo conserva intonso nel caveau della sua banca.
C’è chi ha barattato il senno col consenso e furioso come Orlando
va cercando voti a destra e a manca.
Chi c’è, chi c’è dentro e fuori di te?
Io sono un uomo: cosa c’è di strano?
Io sono un uomo: niente di più strano.
Io sono un uomo: l’essere più alieno.
LA DONNA DI FUOCO
Voglio cantare di una donna
che ha sogni di fuoco.
Oggi come ieri
è andata in ufficio,
si annoierà, si stancherà,
maledirà un’altra volta
la normalità,
ma come sempre
lo farà in silenzio,
sorridendo a chi le sta accanto.
Lei che sogna di tenere animali tropicali
nel piccolo giardino di città,
lei che parla con gli occhi come i cani
stasera da me tornerà.
Stanotte ho spiato nei sogni
della donna di fuoco.
È stanca della pazienza e
del sacrificio,
si perderà, si troverà,
benedirà il tempo
riavuto indietro
e pazzo è il mondo che
non sentiva il suo canto.
Lei sognava di tenere animali tropicali
nel piccolo giardino di città,
lei parlava con gli occhi come i cani,
chissà se ritornerà.
FRANCESCA
Hai ragione, Francesca,
il mondo non ci aspetta,
nessuno ti cerca
quando chiudi la porta,
quando resti da sola.
Lo capisco, Francesca,
è difficile accettare
che tutto va avanti
mentre tu sei lì a ricordare,
ricordare,
ricordare…
Ma non vedi, Francesca,
che là dentro si gela?
Apri quella finestra,
fai entrare il sole.
Poi se vuoi, Francesca,
ce ne andiamo al mare,
affogheremo insieme
per ritrovare il gusto
di respirare.
Hai ragione, Francesca,
gli altri sembran giganti,
che siano felici, che siano tristi,
sono meglio attrezzati.
Ma vedi, Francesca,
i loro demoni
sono soltanto un po’più timidi.
Ma non vedi, Francesca,
che non sei più da sola?
È successo qualcosa
quando hai cominciato a urlare.
E allora, Francesca,
andiamo a una festa,
ci annoieremo insieme,
ma almeno il dubbio non resta
di non avere provato
a sentirsi ancora
parte di qualcosa.
Sister, it’s time to go out,
Sister, it’s time to go out
and have some fun.
L’EREMITA
Mi sono iscritto a un corso
di balli latino americani
per ritrovare la sintonia con gli altri.
Mi son tatuato sul braccio destro
il nome dei miei cari
per ricordare chi amo e chi detesto
Amore cosa vuoi per cena?
Vado a fare un po’di spesa.
Ma che voglia di chiamarmi fuori,
che voglia di chiamarmi fuori…
Ora è una pianta,
non ha più bisogno di altro che di acqua, aria e un po’di sole,
l’eremita non ha più bisogno neanche della voce.
Dalla sua colonna guarda in basso e non gli viene voglia di tornare,
l’eremita non ha più bisogno neanche di parlare.
Ho detto all’amica del cuore
di non sprecar l’amore:
sagge parole da dimenticare.
Poi c’è il discorso che l’altro giorno
ho fatto a mio padre:
“Rifatti una vita, comincia a viaggiare”.
Amore scusa, ma non ho fatto più la spesa,
se vuoi mangiar qualcosa
portami fuori,
portami fuori…da tutto.
Ora è una pianta,
non ha più bisogno d’altro che di acqua, aria e un po’di sole,
l’eremita non ha più bisogno neanche dell’amore.
Dalla sua colonna guarda in basso e non gli viene voglia di tornare,
l’eremita non ha più bisogno neanche di cantare.
L’eremita non ha più bisogno neanche di mangiare.
L’eremita non ha più bisogno neanche di scopare.
L’eremita non ha più bisogno neanche di dormire.
L’eremita non ha più bisogno neanche di morire.
STRANONÈ
Uh…
Strano è chi strano non è.
Ci si abitua alle cose più orrende,
alla polvere sui mobili,
alle violenze domestiche.
Ci si abitua al conflitto d’interesse
e ai conflitti che
non interessano per niente.
Uh…
Strano è chi strano non è.
Ci si abitua alle cose più oscene,
alle convenzioni,
alle confezioni,
alle condizioni estreme.
Ci si abitua a parlare del tempo,
non ci si abitua mai
al passare del tempo.
Uh…
Strano è chi strano non è,
strano è chi strano non è,
non è strano chi è strano,
è strano chi strano non è.
TEMPI DI PACE
Quando la storia ci venne a cercare
noi stavamo ancora in riunione,
a guardarvi lisciare le vostre cravatte,
a blaterare dati da incrementare,
a convincerci che
vivevamo in tempi di pace,
vivevamo in tempi di pace.
L’eco delle bombe andava bene
per riempire qualche conversazione,
poi si tornava tutti a pensare
alla strategia di comunicazione
per convincervi che
vivevamo in tempi di pace,
vivevamo in tempi di pace.
Non erano più i tempi di avanguardie nelle arti,
ma le armi, quelle sì, eran geniali:
la più silenziosa, la più micidiale
ti colpiva nel sonno, ti colpiva da sveglio,
tanto il sonno e la veglia erano uguali
e tu sognavi che
vivevamo in tempi di pace,
vivevamo in tempi di pace.
Noi non si vende mica i pomodori,
meglio i cacciabombardieri
all’umanesimo saudita,
paga bene, paga tutto sulle dita.
Con le nostre bombe
sparano tre volte
per colpire chi
viene a soccorrere…
Quando la storia ci venne a cercare
noi stavamo ancora in riunione.
FUNAMBOLI
Come si fa
ad esser l’unica
per occhi pieni di
possibilità?
Eppure resto qui
a domandarti
di camminare insieme
su questo filo teso,
come funamboli
in uno strano cielo.
Guardami ancora,
non mi annoia
la tua noia,
la tua gioia.
Io non so
se ti somiglio o no,
ma so che mi riconosco
in quello stare in equilibrio
tra la necessità
e il bisogno,
un passo dopo l’altro
attraversare tutto,
trovarci dove il caos
coincide col silenzio.
Parlami ancora,
non mi annoia
la tua noia,
la mia gioia.
LA NOTTE PER RICOMINCIARE
Si riga di lampi il cielo:
tra poco la pioggia cadrà
sui nostri passi irrequieti
sul nostro cane che fiuta l’aria,
su chi come noi
è lì in attesa
di quel che è, quel che sarà,
di ciò che manca, ciò che è da rifare.
Se hai qualcosa da buttare,
una macchia sul cuore che non è più andata via,
forse è solo un’illusione ma
sembra che questa sia
la notte giusta per ricominciare,
la notte giusta per rinascere,
la notte giusta…
Si unisce alla terra il cielo,
cambia l’odore della città
per chi tra un maschio e l’altro,
una boccata di fumo e un’oscenità
ci ha augurato “buonanotte”
poi è tornata in attesa
di ciò che cambia, ciò che resta uguale.
Se hai qualcosa da buttare,
quel peso sul cuore che non è più andato via,
forse è solo un’illusione ma
credo che questa sia
la notte giusta per ricominciare,
la notte giusta per rinascere,
la notte giusta per ricominciare
a sperare, a sperare…
È un’alba buia per noi,
è un’alba buia per noi…
CALEIDOSCÒPIA
Bianco su bianco,
cavallo sulla neve,
due spose controvento si tengono per mano.
Rosso su rosso,
il partito dipartito,
il sangue ed il vino, la falce e il crocifisso.
Verde su verde,
colore di speranza
imbrattato dalle cimici dell’idiozia padana.
Io non ho bandiere da indossare.
Io vorrei saper dipingere i rumori del mondo,
comporre in un caleidoscopio di suoni e di colori tutta questa confusione.
Puoi chiamarla presunzione,
per me è solo la speranza di lasciare una traccia
sulla tela del tempo che avanza.
Giallo su giallo,
ala di farfalla,
ottoni di una banda che brillano nel sole.
Blu su azzurro,
mia madre che mi aspetta in riva al mare
fischiando una canzone (“e vengo, vengo da te…”).
Nero su nero,
inchiostro nella notte,
le mie preghiere rivolte ad un assente.
Io non ho un dio da invocare,
altrimenti chiederei come dipingere i rumori del mondo,
comporre in un caleidoscopio di suoni e di colori tutta questa confusione.
Tu la chiami presunzione,
per me è solo il bisogno di salvare un ricordo
dalla mano del Nulla che avanza.
………..
Parole di Cristina Nico. All rights reserved.